James Franck e il «profeta di Copenaghen»


Nel 1921 a Born viene offerta la cattedra di Fisica teorica (che era stata di Voigt) a Gottinga, col titolo di professore ordinario, e la carica di direttore dell’intero laboratorio composto da due parti. Una parte era stata assegnata a Pohl; l’altra, precedentemente assegnata a Voigt (ormai morto), avrebbe dovuto gestirla Born personalmente, cosa di cui Born non si sentiva all’altezza. Durante il viaggio a Berlino per parlare personalmente con il ministero dell’educazione e visionare i documenti, Born si accorse che c’erano due posizioni disponibili: una assegnata a Pohl e l’altra era quella ancora vacante di Voigt. Born notò che una delle due posizioni riportava l’annotazione «da eliminare dopo la morte dell’occupante». L’annotazione, però, si trovava erroneamente sulla posizione già occupata da Pohl (“che era vivo e vegeto" dice Born) e non su quella di Voigt (già morto). Così Born colse l’occasione per far notare che c’era una posizione ancora vacante e propose al ministero il nome di Franck per occuparla, liberandosi anche dell’incombenza di dover gestire personalmente il laboratorio.

Inizia così un periodo di collaborazione tra Born e Franck a Gottinga, dove Heisenberg e lo stesso Born avrebbero formulato la meccanica quantistica qualche anno dopo. Questo il resoconto di Born, che che nella sua autobiografia non risparmia un benevolo rimprovero a Franck per la sua eccessiva dipendenza dal grande Bohr.

"...c'erano parecchi uomini della mia generazione per i quali nutrivo una stima considerevole, ma ce n'era uno che mi pareva il migliore al di là di ogni dubbio, e questo era il mio vecchio amico James Franck. Quegli esperimenti che aveva fatto in collaborazione con Hertz per dimostrare la validità della teoria atomica quantistica di Bohr mi sembravano tra i più importanti e fondamentali. Conoscevo Franck fin dai tempi in cui ero studente e mi piacevano in lui l'onestà, la lealtà e il buon umore. Fu così che raccomandai Franck al ministero. La fiducia che avevo riposto in lui non venne mai tradita: le sue brillanti qualità si svilupparono pienamente nella congeniale atmosfera di Gottinga, dove portò a termine una serie di bellissimi ed importanti esperimenti, tutti rivolti alla conferma della teoria quantistica degli atomi, e fece fiorire una grande scuola. Quando, alcuni anni dopo, ricevete insieme a Hertz il premio Nobel, vidi che le mie raccomandazioni erano perfettamente giustificate.
Franck era un ardente ammiratore di Bohr e credeva in lui come nella più alta autorità nel campo della fisica; la cosa qualche volta era esasperante: più di una volta capitava che avevamo discusso a fondo un problema ed eravamo arrivati ad una conclusione; se dopo un po' di tempo gli chiedevo: «Hai cominciato a fare quell’esperimento?» Mi rispondeva: «Veramente no; prima ho voluto scrivere a Bohr, ma non mi ha ancora risposto». Era il periodo precedente la scoperta della meccanica quantistica, ed io, con i miei collaboratori, stavo cercando i punti deboli e le contraddizioni della teoria atomica semiclassica di Bohr. Lo stesso Bohr, naturalmente, stava facendo esattamente la stessa cosa; nessuno più di lui era convinto del fatto che la sua teoria era soltanto preliminare. Franck tuttavia guardava i nostri sforzi con sospetto e non accettava mai le nostre conclusioni senza averne la conferma dal profeta di Copenaghen in persona. Questo atteggiamento era talvolta scoraggiante per me, ed in una certa misura ritardò il nostro lavoro. Quando finalmente la soluzione dell'enigma venne non da Copenaghen, ma dalla porta accanto, Frank restò scosso. Ma tutto questo non influì mai sulla nostra amicizia."

Max Born - Autobiografia di un fisico

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